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La piorrea

La malattia parodontale salvo fatte alcune eccezioni è una infezione cronica che ha come risultante finale se non trattata la perdita degli elementi dentari.

La Piorrea, così viene chiamata comunemente, altro non è che la progressiva perdita di osso di supporto attorno alla radice del dente che diventa sempre più mobile fino a cadere negli stadi terminali della malattia.
Purtroppo proprio per la sua cronicità e quindi per il suo lento sviluppo il paziente raramente ne ha la percezione e molto spesso si trova a dover affrontare la realtà quando la situazione è ormai avanzata.

Grave parodontopatia, la perdita di osso è irreversibile e gli elementi dentali non trattabili devono essere estratti… 

Grave parodontopatia, la perdita di osso è irreversibile e gli elementi dentali non trattabili devono essere estratti... Grave parodontopatia, la perdita di osso è irreversibile e gli elementi dentali non trattabili devono essere estratti...

Elementi estratti…

Non di rado capita di dover dire a pazienti che si presentano in studio solo per motivi “estetici” per denti che si sono spostati o sono mobili che la situazione clinica è molto più grave di quello che pensano.

Paziente che si lamenta per una aumentata mobilità dei denti, la radiografia evidenzia la perdita di osso… 

Non c’è niente di più difficile di spiegare la gravità di certe condizioni ad un paziente che si presenta in studio per una cosa che pensa essere banale, si rischia di far ogni volta la figura del professionista a caccia di soldi.

Paziente che si presenta per una banale visita di controllo non riferendo problemi particolari…

Radiografia che mette in evidenza una malattia parodontale di grado avanzato…

Alla enorme difficoltà di far capire la gravità del problema ad un paziente che non sente niente, non ha male, si aggiunge poi quella di far capire l’iter terapeutico e il piano di trattamento finale. Il paziente vuole risposte immediate, chiare, facili da comprendere, non vuole sentir parlare di terapie lunghe, fasi di preparazione iniziale, terapia chirurgica per mettere sotto controllo la malattia parodontale con iter che può durare molti mesi anche oltre l’anno e sentirsi dire che il trattamento finale solo allora potrà essere definito. Troppa carne al fuoco, troppe informazioni, troppe complicazioni; sacrifici economici non solo in termini di denaro ma di tempo passato in studio, per non parlare dei periodi di guarigione post chirurgici e non ultimo dell’importanza dell’igiene domiciliare e quindi dell’importanza del ruolo attivo che il paziente stesso deve svolgere a casa pena la assoluta inutilità di quello che si sta facendo. Come, questo dentista mi sta dicendo che devo sopportare tutto questo e una volta che ne ho passate di tutti i colori se non divento un maniaco dell’igiene domiciliare ritorno nel baratro ? Ce n’è abbastanza direte voi ? Assolutamente no ! A questo si aggiungono le accattivanti pubblicità che propongono cure miracolose, trattamenti rapidi chirurgie limitate o addirittura nessuna chirurgia, terapie risolutive per la vita, estrazioni multiple ed impianti. Nei casi di “piorrea” avanzata la soluzione implantare viene spesso proposta appunto come la soluzione definitiva la pietra tombale a tutti i problemi; si affrontano spesso estrazioni multiple inserimento di impianti multipli lo stesso giorno, il paziente entra con i suoi denti, esce con una protesi nuova. Alle volte questa è in verità l’unica alternativa possibile per pazienti che sono veramente allo stadio terminale della malattia parodontale ma spesso è la soluzione di comodo per non prospettare ai pazienti lunghi se non lunghissimi iter terapeutici che possono durare alle volte fino a tre anni prima di arrivare a vedere la luce alla fine del tunnel.
Ricordiamo che la soluzione implantare è una meravigliosa opportunità che fa parte dell’armamentario del dentista e che va utilizzata quando ce ne siano le assolute condizioni come stato di necessità e non come scorciatoia per accorciare trattamenti che sarebbero lunghi.
Un paziente che ha la propria dentatura è un paziente che ha anche una propria propiocettività ovvero ha una costante percezione dell’entità delle forze masticatorie che esercita e che si modulano sulla consistenza del cibo; un paziente che non ha più denti ma che ha una protesi fissa su impianti è un paziente che ha perso quasi totalmente questa condizione. Bisogna far di tutto quindi per salvare i denti e ricorrere alle soluzioni che la tecnologia implantare ci offre quando non si può fare altrimenti.

Caso parodontale trattato mantenendo il maggior numero di denti e inserendo impianti dove non era stato possibile mantenere i denti

Situazione iniziale…

Situazione finale a 3 anni di distanza dalla fine dei trattamenti…

Situazione iniziale

Situazione finale